Luca
Baracchini

Opera director

LA TRAVIATA

GIUSEPPE VERDI

operalombardia, season 2022/2023

Teatro Ponchielli (CREMONA, IT), Teatro Sociale (COMO, IT), Teatro Grande (BRESCIA, IT), Teatro Fraschini (PAVIA, IT)

RETE LIRICA DELLE MARCHE, season 2022/2023

Teatro della Fortuna (FANO, IT), Teatro Ventidio Basso (ASCOLI, IT), Teatro dell’Aquila (FERMO, IT)

STAFF

conductor: ENRICO LOMBARDI
director: LUCA BARACCHINI
set designer: FRANCESCA SGARIBOLDI
costume designer: DONATO DIDONNA
lighting designer: GIANNI BERTOLI
assistant director: CHIARA RAGUSO

CORO DI OPERALOMBARDIA
Mº Massimo Fiocchi Malaspina
ORCHESTRA DEI POMERIGGI MUSICALI DI MILANO

CORO DEL TEATRO DELLA FORTUNA
Mº Mirca Rosciani
ORCHESTRA SINFONICA G. ROSSINI

CAST

Violetta FRANCESCA SASSU, CRISTIN ARSENOVA, KAREN GARDEAZABAL
Alfredo VALERIO BORGIONI, VINCENZO SPINELLI
Germont VINCENZO NIZZARDO, MATIJA MEIC, ANDREA BORGHINI
Flora REUT VENTORERO
Annina SHARON ZHAI
Gastone GIACOMO LEONE
Marchese ALESSANDRO ABIS, LORENZO MAZZUCCHELLI
Barone ALFONSO MICHELE CIULLA
Dottore NICOLA CIANCIO
Giuseppe ERMES NIZZARDO, MARCO MIGNANI
Domestico/Commissionario FILIPPO QUARTI, SIMONE NICOLETTO

mimi MARINA BUELLI, JONATHAN MARCHESE, JESSICA RAPELLI, GIOVANNI ROTOLO, DAVIDE SENSALES

+ DIRECTOR'S NOTES / NOTE DI REGIA

Dear Spectator,
whether you are a long-time subscriber or whether this is your first time at the theatre, I am persuaded that La traviata represents a comfortable choice.
After all, if there is something well-known and reassuring about this opera, it is because - after one hundred and seventy years of glorious performance - the troubled lovestory between a prostitute and a  well-born young man has become a common narrative "topos" in mainstream culture far beyond opera.

Speaking for myself, I'm intimately persuaded that our long and regular relationship has made us accustomed to Traviata, and perhaps I needn't apologise, dear Spectator, if everything we will soon represent on stage is done as an attempt to make your seat a little less comfortable.

I wish we would stop being satisfied with a rhetorical and morally accommodating epilogue in which a redeemed “Magdalene” ascends to heaven as a humble virgin.
If Traviata lives today as it did a hundred and seventy years ago, whoever sees her must experience the conflict between a prejudice that accompanies himself and a plot that lays it down naked in front of the human being.

There is nothing uplifting or romantic in the final death, but just a cruel and desolating mirror; there's not any bourgeois drama of common morality, but an intimate tragedy of the human being, 'sick of prejudice' so much as to make it his own opinion.
Violetta does not proudly die claiming her own identity, but embodying that hypocritical expectation that has troubled her existence; she struggles but doesn't fight, she is looking for a deserved martyrdom that will redeem her from guilt.

You decide, beloved Spectator, whether there is a guilt or just a prejudice sitting near us.

Luca

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Caro Spettatore,
che tu sia abbonato da tempo o che per te sia la prima volta a teatro, sono convinto che La traviata rappresenti una scelta confortevole.
Se c’è, in fondo, qualcosa di noto e rassicurante in quest’opera è perchè, dopo centosettant’anni di gloriosa rappresentazione, la love-story complicata fra una prostituta e un giovane di buona famiglia è diventata un topos narrativo popolare, comune nella cultura di massa ben oltre la lirica.

Per conto mio, sono intimamente convinto che la lunga e assidua frequentazione ci abbia assuefatti a Traviata e forse non devo scusami, caro Spettatore, se tutto quel che porteremo in scena fra poco sarà fatto nel tentativo di rendere la tua poltrona un po’ meno comoda.

Vorrei che smettessimo di accontentarci di un epilogo retorico e moralmente accomodante, in cui una “Maddalena” redenta ascende al cielo come una pudica vergine. Se Traviata è viva, oggi come centosettant’anni fa, chi vi assiste deve provare la contraddizione fra un pregiudizio che l’accompagna e un racconto che lo mette a nudo, davanti all’essere umano.

Non c’è nella morte finale nulla di edificante, né di romantico, ma solo uno specchio crudele e desolante; non c’è un dramma borghese della comune morale, ma una tragedia intima dell’essere umano, “malato” di pregiudizio al punto di farne egli stesso opinione di sé.
Violetta non muore rivendicando orgogliosamente la propria identità, ma incarnando quell’aspettativa sterile e ipocrita che le ha rovinato l’esistenza; si strugge ma non combatte, pare quasi alla ricerca di un meritato martirio che la riscatti dalla colpa.

Decidi tu, amico Spettatore, se una colpa esiste o esiste solamente un pregiudizio che siede in poltrona insieme a noi.

Luca

📷 Studio B12 di Guarneri Gianpaolo - 📷 Salvo Liuzzi - 📷 Marilena Imbrescia